giovedì 25 ottobre 2012

Un’altra Europa riparte da Firenze...e attraversa il Mediterraneo.«Firenze 10+10/Unire le forze per un’altra Europa»!




8-11 November: Firenze 10+10 at the Fortezza da Basso

More than 3 thousand attendees, 4 days of work, the same location as 10 years ago, the Fortezza da Basso, even though the political context is completely different. 



Monica Di Sisto

Oltre tremila partecipanti di circa 150 tra organizzazioni, sindacati, reti e campagne d’Europa e non solo. Quattro giornate di lavori, la stessa cornice di dieci anni fa, la Fortezza da Basso, ma un contesto economico e politico tutto diverso. L’incontro europeo «Firenze
10+10/Unire le forze per un’altra Europa», che si terrà a Firenze
dall’8 all’11 novembre prossimi, non vuole essere una commemorazione del Forum sociale del 2002, ma ha due obiettivi: rispondere con un fronte comune alla crisi e alle politiche imposte dalle istituzioni dell’Ue, dalla Bce e dai governi nazionali; creare nuove alleanze per costruire un’agenda comune di mobilitazioni e azioni a lungo termine per un’Europa sociale e dei cittadini.

Chi animerà la quattro giorni di Firenze 10+10 è un mondo variegato di oltre 150 organizzazioni, sindacati, reti e coordinamenti, che attraversa tutta l’Europa, dalla Russia al Portogallo, dalla Norvegia alla Grecia, dai Balcani alla Turchia, passando per il sud del Mediterraneo. Per la prima volta, infatti, nel 2013, la Tunisia ospiterà un Forum sociale mondiale, cosa impensabile solo un anno fa.
A fare da supporto all’evento fiorentino un Comitato Promotore di cui fanno parte, tra gli altri, Arci, Cgil, Cobas, Legambiente, Cospe, Trasform, il Forum Acqua Bene Comune, Ife Italia, la Rete della Conoscenza, Libera, Flare, Consiglio italiano Movimento Europeo, Fiom, Movimento Federalista Europeo.

Cinque le aree su cui le reti lavoreranno insieme: democrazia, debito/finanza, beni comuni sociali e naturali, lavoro e diritti sociali, l’Europa e il mondo. Ci sarà la prima assemblea della rete europea per l’acqua bene comune, che in Italia ha promosso il referendum; si riuniranno per la prima volta le campagne che si occupano del debito pubblico in Europa, insieme alle campagne che dieci anni fa si battevano per la cancellazione del debito nel sud del mondo; verrà presentata una campagna per un Mandato Alternativo al Commercio per la prossima Commissione europea; le varie iniziative sulla democrazia reale – dagli indignati del 15M e Blockupy Frankfurt, al movimento federalista europeo, al percorso «un’altra strada per l’Europa» – si confronteranno per trovare azioni comuni e lanciare alcune Ice – iniziative dei cittadini europei (una sorta di referendum
europeo) -, come quella sul reddito minimo di cittadinanza. Il programma è ricco non solo di dibattiti: ci sarà una manifestazione/occupy/festa in piazza il sabato pomeriggio e un evento finale insolito la domenica mattina, oltre a eventi culturali e artistici.


domenica 21 ottobre 2012

Da Atene alla penisola iberica puo' partire la riscossa.14 NOVEMBRE Sciopero generale in Grecia, Spagna e Portogallo: no a tagli e austerità- Un eurogruppo contro il rigore!




Anna Maria Merlo
PARIGI
Il 14 novembre, in tre paesi europei in crisi ci sarà sciopero generale. Grecia, Spagna e Portogallo, per la prima volta scendono in piazza lo stesso giorno, per protestare contro l'austerità che sta soffocando l'economia e la vita dei cittadini. Lo stesso giorno, la Ces (Confederazione europea dei sindacati) propone, «una giornata di azione europea, scioperi, manifestazioni, riunioni e altre iniziative» per denunciare il rigore imposto dal Fiscal Compact. La Ces riunisce 85 sindacati di 36 paesi e vuole «esprimere una forte opposizione a misure di austerità che fanno crollare l'Europa nella stagnazione, se non nella recessione, e anche contro lo smantellamento continuo del modello sociale europeo». Finora le iniziative della Ces hanno sempre avuto un impatto molto relativo, ma le cose potrebbero cambiare. Già il 15 settembre scorso, in Spagna e in Portogallo c'era stato un giorno di protesta comune. E a Lisbona la manifestazione si era simbolicamente conclusa in Praça de Espanha, in solidarietà con gli spagnoli. Allo sciopero generale del 14 novembre hanno aderito la Cgtp portoghese, CcOo, Ugt e il «summit sociale» (che riunisce 150 associazioni e sindacati) in Spagna, il principale sindacato del settore privato in Grecia, Gsee. Ad Atene, alla manifestazione del 18 ottobre era presente una delegazione dal Belgio, con lo striscione «siamo tutti dei greci». In Francia, la Cgt afferma che «sta pensando» a come partecipare alla giornata di denuncia dell'austerità della Ces. Ma per il momento non c'è ancora nulla di preciso. Siamo di fronte a un primo embrione di reazione comune dei cittadini europei? E' presto per dirlo, ma potrebbe essere l'inizio, visto che in tutti i paesi l'offensiva è la stessa: spostare potere verso il capitale, mettere in ginocchio il modello sociale europeo. Ieri, anche in Gran Bretagna c'è stata una giornata di protesta molto seguita.
La disoccupazione ha superato i 18 milioni in Europa. In dodici paesi (tra cui l'Italia) i giovani senza lavoro sono più del 25%. Il precariato domina. I capi di stato e di governo della zona euro si sono bene o male messi d'accordo per salvare le banche e metterle sotto controllo, per evitare brutte sorprese. La crisi è certo finanziaria, ma colpisce anche e soprattutto l'economia reale. Hollande, che aveva promesso un «cambiamento subito», poco per volta è spinto a piegarsi anch'egli al «pensiero unico». Il «modello» del successo europeo, viene ripetuto, è quello tedesco, paese che ha mantenuto un tessuto industriale ed esporta (ma lo fa al 60% nei paesi Ue).
La Germania non è fatta però solo di lavoratori delle grandi imprese, iscritti alla Ig Metall, che sono riusciti a negoziare degli aumenti di salario. Il 20% dei lavoratori in Germania guadagna poco più di 10 euro lordi l'ora. Nei servizi, tre dipendenti su quattro hanno un contratto precario. Il 10% è costretto a un doppio lavoro. In Francia, anche la scuola tedesca è presentata come un modello efficiente: eppure, in Germania, solo un giovane su cinque ha un diploma superiore a quello ottenuto dai suoi genitori. Per riassumere, la Germania è sempre più un paese ingiusto, con il 53% della ricchezza controllato dal 10% della popolazione. L'unico dato positivo, è la disoccupazione è inferiore alla media Ue. Il «modello» tedesco è il successo della diminuzione della disoccupazione da più di 5 milioni nel 2005 ai 2,8 milioni del 2011 (6,9% della popolazione). Un risultato dovuto alle riforme strutturali del «dottor Hartz», che l'austerità europea impone a tutti. Ma il prezzo sono i 9 milioni di precari, la demografia declinante in mancanza di aiuti per le giovani madri. Adesso in Francia Hollande viene messo al muro dal padronato, perché introduca uno «choc di produttività» sul modello di quello di Gerhard Schröder. Anche Louis Gallois, ex pdg della Sncf e del colosso Eads, considerato un padrone «di sinistra», nel rapporto che sta per presentare a Hollande sulla competitività dell'industria francese, propone 30 miliardi di tagli ai contributi padronali (che dovranno essere compensati dalle famiglie, oppure dai tagli al welfare). Hollande è nell'imbarazzo, prigioniero della mancanza di prospettive alternative.
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venerdì 5 ottobre 2012

Nichi Vendola:Occorre abbandonare l’Europa del monetarismo e tornare a quella di Altiero Spinelli.




Un fantasma si aggira per l’Europa e quel fantasma e’  l’Europa stessa. L’Europa del welfare e dei diritti sociali. Ovunque la sinistra impugna la bandiera contro il liberismo e contro i tecnocrati, beh, quella sinistra vince”
 E’  noto che considero fallimentari le ricette del governo Monti e persino imbarazzante l’invocazione retorica e propagandistica della crescita. Anche se  in questo momento  - conclude Vendola – penso soprattutto che dobbiamo pensare a salvare e rilanciare l’Europa